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Il vecchio spettro dei Balcani ritorna minaccioso sulla scena europea:«è come una parola magica con cui ogni male si spiega». Balcani è sinonimo di terribili condizioni. Una polveriera, si diceva prima della grande guerra. A lungo i Balcani furono quel luogo sconosciuto in cui avevano inizio i paesi lontani, l'«Oriente». E rischiano di restarlo, grazie all'interessata indifferenza di un#Europa che si sente infinitamente lontana dai suoi inquilini sudorientali. Alle tenebre balcaniche che seguitano a far da sfondo ai cruenti avvenimenti del presente, l'autore di questo libro cerca di sostituire una documentata consapevolezza delle vicende storiche, la lunga durata delle tradizioni culturali, dei miti e delle ideologie, ma anche delle aspre condizioni di vita in quella parte dimenticata del continente. Prima rinchiusi nel blocco socialista, oggi esclusi dall'Occidente che ne diffida e non vuol saperne della vecchia Mitteleuropa, i popoli dell'Europa sudorientale cercano in una mitica grandezza del passato la propria legittimazione. E si aggrappano a un nazionalismo che si nutre di miseria e frustrazione. Quello stesso nazionalismo che i regimi socialisti avevano trasformato in elemento cruciale e organico della propria dittatura, in perfetta continuità con le tradizioni autoritarie del passato. «La scomparsa del comunismo – scrive Wagner – risolve altrettanto poco i problemi di questi paesi, quanto la sua affermazione 45 anni fa. La scomparsa del comunismo riconduce i popoli dell'Europa sudorientale ai suoi antichi miti». Finito il monopolio comunista sui miti della nazione essi tornano a disposizione delle più svariate formazioni e correnti. Questo è il cupo scenario che fa da sfondo a una ricostruzione puntuale e serrata dei fatti rumeni: dal basso impero del conducator alla rivoluzione di dicembre, dall'esecuzione del dittatore alla formazione del fronte di Iliescu e Roman, dai giovani in piazza contro la «rivoluzione tradita» all'intervento repressivo dei minatori, ai nuovi conflitti nazionali e ai sogni della «grande Romania». Sulla cronaca del presente Wagner proietta l'ombra di vicende più antiche e di una temibile, tenace, «ideologia rumena» carica di autocelebrazione e xenofobia. Insieme alla folle «grandeur» di Ceausescu e agli aguzzini della Securitate entrano a far parte del quadro i versi del celebrato Eminescu, le dottrine del filosofo della «Guardi di ferro» Nae Ionescu, la saggistica antisemita e antiungherese del giovane Emile Cioran, l'attaccamento di Mircea Eliade alla sua giovanile militanza nelle file antisemite e antibolsceviche della «Legione».
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La casa editrice manifestolibri è stata fondata nel 1991 all’interno delle iniziative editoriali aggiuntive del quotidiano il manifesto.
Le sue pubblicazioni riguardano soprattutto tematiche di storia, politica, filosofia, antropologia, sociologia, ma anche occasionali incursioni nel fantastico con un catalogo che ha raggiunto la consistenza di circa 600 titoli negli anni 2010.
La distribuzione, sul territorio nazionale, è affidata alla Messaggerie Libri Spa, a cui si affianca un canale parallelo di vendita diretta che si serve della visibilità sulle pagine del quotidiano il manifesto e della partecipazioni a manifestazioni politiche e culturali.
Tra gli autori pubblicati figurano intellettuali come Toni Negri, Slavoj Žižek, John Holloway, Giovanni Arrighi, Immanuel Wallerstein, Augusto Illuminati, Stefano Petrucciani. Sono state pubblicate opere sia di collaboratori storici del quotidiano come Giuliana Sgrena, Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Lucio Magri che di attuali collaboratori come Benedetto Vecchi, Simone Pieranni, Roberto Ciccarelli, Marco Bascetta, Tommaso Di Francesco.
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